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«Siamo di fronte a una totale variabilità del sistema complessivo, non solo economico, che ha una caratteristica: non è prevedibile»: così ha esordito l’altro giorno il presidente dell’Autorità portuale dell’Adriatico orientale Zeno D’Agostino, intervenuto al convegno organizzato da Cida Fvg, la confederazione che rappresenta dirigenti e quadri, e Its A. Volta di Trieste, dal titolo “Quali opportunità lavorative dal 2030 in poi. L’orientamento scolastico e occupazionale per il futuro”, tenutosi in modalità online. Tra gli interventi, stimolati dalle domande di Daniele Damele, segretario regionale Cida Fvg, anche quello di Alberto Felice De Toni, docente dell’Università di Udine, ateneo in cui è stato rettore, su come possiamo orientarci dal punto di vista formativo per le occupazioni del futuro: «Viviamo in tempi esponenziali. Siamo immersi nel cambiamento fortissimo che ci mette in difficoltà. Certe nuove professioni – ha proseguito – a distanza di 10 anni non le si riesce a prevedere perché il futuro non è prevedibile. Però possiamo studiare il presente che è gravido di futuro, leggendo i segnali deboli che sono presenti. I segnali forti, cioè i trend, li conosciamo tutti».

Sul tema dello smart working, De Toni ha evidenziato che «è entrato nella nostra vita in maniera discontinua, coinvolgendo milioni di persone. I temi dello smart working, anche quando sarà finita l’emergenza sanitaria, di sicuro apriranno una serie di nuove professioni».

Per D’Agostino «lo smart working va rivisto perché da un lato non vai più sul posto di lavoro ma rimani a casa, ma ci sono anche aspetti negativi che si potrebbero risolvere proprio “staccando” lo smart working da casa, ma rimanendo vicini a casa, non andando cioè al lavoro. Questi luoghi dovrebbero essere “costruiti” dal pubblico con un forte ruolo del privato. Questa è la visione: approfittiamo di questa pandemia per creare un mondo diverso, un mondo più sostenibile e gestibile dal punto di vista sanitario e ambientale».—



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